Le strade antiche

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STORIA DELLE STRADE CONSOLARI DI ROMA
Cap. 1 - Appio il cieco.
Cap. 2 - Il Lazio-Campania: un unico territorio.
Cap. 3 - "Cartagine deve essere distrutta".
Cap. 4 - Africa: "quella terra selvaggia di elefanti".
Cap. 5 - La strada delle spezie.
Cap. 6 - Le strade si allungano.
Cap. 7 - Le arterie dell'Impero.
Cap. 8 - Il ponte, fratello minore della strada.
Cap. 9 - Pietre miliari e posti di ristoro.
Cap. 10 - "Dovete contare soltanto su voi stessi".

Strada Militare: diverticolo da Nocera a Ancona
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Il diverticolo “Nuceriae - Anconam” citato negli Itinerari Antonini 312, 1, in “Ab urbe per Picenum Anconam et inde Brundisium”, fu riattato intorno al I secolo d.C. ed attraversava secondo il Cuntz le seguenti località: Otricoli XLIII - Narnie XII - Ad Martis vicum XVIII - Mevaniae XVI - Nuceria XVIII - Dubios VIII - Prolaquae VII - Septempeda XVI - Trea IX - Auximum XVIII - Anconam XII - Numana VIII.
Fu una via non solo di grande traffico, ma d’importanza interregionale compresa nella rete ufficiale delle strade dell'impero come lo dimostrano le numerazioni dei suoi miliari dal miglio aureo del Foro Romano e la presenza del nominativo dell'imperatore Vespasiano. Fu di collegamento tra Roma e il porto di Ancona, utilizzata per il trasporto di legioni verso i Balcani. Si distaccava dalla consolare Flaminia dopo 2 chilometri superata Nocera in località Capodarco e attraversava Vallefeggio, il passo di Saramonte (m 855 ), la valle di Santa Croce, la mutatio di Dubios (vicino Casuluna - miliario CXV di Vespasiano) e la valle del Frate.
Bibliografia: Itineraria Antonini, 310, 5-7; 311, 5; 312, 1-6. 0. CUNTZ, Itineraria romana I. Itineraria Antonini Augusti et Burdigalense, Leipzig 1929.
G. SIGISMONDI,”Epigrafi romane trovate recentemente a Nocera Umbra”, in Epigraphica XIV, 1952, pp. 114-136, 123-124;
Federico Uncini, Antiche Vie tra Umbria e Marche, Ed.Quattroemme,1995;
Archeologia delle valli marchigiane Misa, Nevola e Cesano, Electa Editori Umbri, 1991.
Autore: Federico Uncini - federico.uncini@gmail.com

Via Aemilia Scauri
La via Aemilia Scauri fu fatta costruire dal censore Marco Emilio Scauro nel 109 a.C. e collegava Vada Sabatia (Vado - SV) a Dertona (Tortona - AL) e quindi alla intera rete viaria della Valle Padana.
In epoca augustea divenne la principale arteria stradale di penetrazione militare ed economica verso le Gallie.
Tra il I ed il II secolo subì radicali rifacimenti di cui rimangono come magnifica testimonianza i ponti ad unica arcata lungo la Val Quazzola.
Info: Associazione culturale "Aemilia Scauri", presso Biblioteca Comunale Via Brandini n.14–17047 Quiliano (SV) tel.3403066435 (venerdì h.18-20) email: aemiliascauri@libero.it

Via Appia
Considerata la "Regina viarum". l'Appia fin dal suo primo tratto "extra moenia", mostra la sua rilevanza logistica e la sua sacralità: era la via dei trionfi e delle marce militari alla volta delle prime espansioni; quella che raggiungeva le varie residenze estive e quella scelta da tutte le persone abbienti per eigervi il suo sepolcro; la via dove i cittadini di ogni classe e ceto sociale avviavano i loro passi quando il clima si faceva mite e le giornate belle...
(da Carlo Villa, Appia: la regina delle strade in Roma. Le vie consolari. ERI Edizioni Rai, Torino 1984.
Il primo miglio della Via Appia, un luogo strettamente connesso con le origini mitiche dell’Urbe, di Fabrizio Falconi
Via Appia. E’ una delle più grandi opere d’ingegneria del mondo, di Andrea Chiara Grillo
La Via Appia, un miglio pieno di storia, di Daniele Manacorda

Via Appia Popilia o via Ionia, da Reggio Calabria a Taranto

Resti di un tratto di collegamento della via proveniente dal Trapanese verso Montagna VecchiaVia Aureliana, da Palermo ad Agrigento.
Era la via di collegamento Palermo-Agrigento che diventò poi la via Aureliana nel periodo romano ed incrociava la Trasversale Sicula, proveniente da Camarina, a Montagna Vecchia di Corleone. Il centro egemone era ubicato appunto su Montagna Vecchia, imponente costone roccioso che si trova a pochi chilometri a sud dell'abitato attuale di Corleone.
Info: Via Orfanotrofio - Palazzo Provenzano - Corleone (PA)
Orario di apertura: tutti i giorni ore 9.30 - 13.00 e 15.30 - 19.30, escluso la domenica pomeriggio
tel. 091.8464907

 

Via Antica Consolare Campana. Al tempo il porto di Puteoli, oggi Pozzuoli, era un’importantissima risorsa per tutta la penisola: merci e ricchezze di qualunque genere arrivavano da ogni angolo del Mediterraneo. Il problema era trovare un modo per trasportarle fino a Roma. La via Antica Consolare Campana, lunga 21 miglia, partiva dall’Anfiteatro Flavio di Puteoli e si snodava tra alcuni antichi crateri, passando per i territori di Quarto, Marano, Qualiano, Giugliano ed Aversa, finendo sulla via Appia, collegata direttamente a Roma.
Montagna-SpaccataTuttavia, all’altezza del quarto miglio (dove oggi sorge Quarto), l’asse viario veniva interrotto da un’enorme collina dal diametro di circa 900 metri: uno delle più antiche bocche vulcaniche dei Campi Flegrei. Circumnavigare il luogo rallentava moltissimo i trasporti, già non semplici all’epoca. Così, i romani decisero che se la collina intralciava i commerci doveva venire “spaccata”. La strada, oggi denominata “Montagna Spaccata”, è il risultato dell’importantissima impresa urbanistica.
Il taglio è largo 78 metri nella parte superiore e alto 50. Mura di sostegno furono realizzate sui due lati, lungo i 290 metri di lunghezza. Un lavoro impeccabile che dimezzò i tempi di percorrenza dell’Antica Consolare Campana e garantì lo sviluppo incredibile del porto di Puteoli come base commerciale.
Sono tutt’oggi visibili i resti di quello che sembra essere stato un arco in tufo destinato a sostenere le spinte laterali del terreno: una struttura realizzata talmente bene più di due millenni fa da resistere intatta al terremoto del 1980. C’è ancora molto da scoprire sull’operato dei romani nei Campi Flegrei: basti pensare che gli incendi degli ultimi tempi hanno fatto riemergere un altro tratto di mura della “Montagna Spaccata”.

Via Clodia

clodiaIl poeta latino Ovidio (43 a.C.-17 d.C.), esiliato a Tomi (l’attuale Costanza, in Romania), sul Mar Nero, ricorda con mestizia la sua città: «Il mio animo non desidera campi che ho lasciato // o le grandi proprietà nella terra dei Peligni, // né i miei giardini sulle colline coperte di pini // che guardano la via Clodia alla giunzione con la Flaminia» (Ex Ponto I, 8 vv. 41-44). Il suo lamento, unica testimonianza letteraria della via, ricorda il tratto iniziale in uscita da Roma comune a Clodia, Flaminia e Cassia e suggerisce, per il contesto in cui è inserito, come il percorso fosse conosciuto e in uso nella prima età imperiale.
Le altre testimonianze, le epigrafi di curatores viarum (i responsabili pubblici delle vie romane, n.d.r.) vissuti tra la fine del I e il III secolo d.C. e la Tabula Peutingeriana – copia di un documento del III-IV secolo d.C. – sono piú tarde, benché la via Clodia sia considerata il risultato della riorganizzazione, in epoca repubblicana, della preesistente rete viaria etrusca. Questa collegava una serie di centri agricoli interni, passati nel III secolo a.C. sotto il controllo di Roma in seguito alla conquista delle grandi città etrusche di Tarquinia, Vulci, Cerveteri, Volsinii, Falerii.
Quale simbolico, ma significativo, presidio del territorio, negli anni tra il 200 e il 144 a.C., si ebbe la fondazione di Forum Clodii, nel luogo i cui oggi sorge la chiesa dei SS. Marciano e Liberato, un paio di chilometri a nord di Bracciano, sull’altura prospiciente il lago e, nel 183 a.C., la trasformazione in colonia del centro etrusco di Saturnia.
Controversa è l’epoca della realizzazione del tracciato romano della via Clodia: alcuni la collocano fra il 225 e il 183 a.C.; altri, nella ricerca del magistrato eponimo, ne hanno attribuito la costruzione a Gaio Claudio Canina, console nel 273 a.C, oppure ad Aulo Claudio Russo, console nel 268 a.C., o, ancora, a Gaio Claudio Centone, censore nel 225 a.C. La via Cassia, esistente nel 187 a.C., coincideva nel primo tratto con la via Clodia, dalla quale si separava poco fuori Roma, nei pressi della località oggi denominata La Storta.
Gli interrogativi non solo sull’origine, ma anche sulla natura di via consolare in età repubblicana del percorso, possono trovare parziale risposta nell’analisi del popolamento del territorio compreso fra la litoranea tirrenica della via Aurelia e la direttrice della via Cassia. L’importanza dell’Etruria meridionale interna e dei suoi grandi centri nelle fasi dell’espansione romana a nord del Tevere è stata confermata dall’indagine topografica, che ha rilevato una cospicua presenza di ville rustiche e fattorie romane nelle piane fertili comprese fra i monti della Tolfa e Canale Monterano, Manziana e Bracciano, che si insediarono e svilupparono fra il III e il I secolo a.C.
Tale ruolo è coerente con la pratica di controllo del territorio conquistato tramite la costruzione di un asse viario, funzionale al presidio e a un rapido intervento militare, attraverso i preesistenti centri abitati; un’arteria che aveva anche la funzione di collegamento con gli insediamenti e le colonie di recente fondazione. A partire dall’età imperiale, nelle campagne dell’Etruria si diffondono le grandi proprietà delle ville rustiche, con l’impiego di numerosa manodopera servile, e un sistema di rapporti economico-politici che sopravvisse in queste regioni interne piú a lungo che sulla costa, sottoposta a frequenti invasioni.
La via Clodia continuò a svolgere un ruolo importante anche dopo la guerra greco-gotica in Italia (535-553): il trattato di pace tra Bizantini e Longobardi del 605, segnando la linea di confine tra le due potenze, sancí la definitiva spartizione della regione in Tuscia Langobardorum a est e Tuscia Romanorum (cioè bizantina) a ovest. In questo nuovo quadro politico la via Clodia assunse progressivamente il ruolo di asse portante della dominazione longobarda e di via diretta di collegamento fra Tuscania, caposaldo principale della zona controllata dalla nuova signoria germanica, e il Nord della Penisola.
La Tabula Peutingeriana è una carta stradale a colori del mondo antico che riporta le vie e i centri abitati con le distanze relative, i fiumi, i mari e altre caratteristiche geografiche del dominio di Roma in età imperiale. Si tratta di un documento medievale, eseguito nel XIII-XIV secolo e ricavato da un originale antico risalente al III-IV secolo d.C., a sua volta, forse, elaborazione di un documento precedente.
Il V segmento della carta rappresenta la città di Roma, con le strade che si dipartono a raggiera. Augusto, nel 20 a.C., aveva fatto collocare nel Foro, fra il tempio di Saturno e i Rostri, una colonna rivestita in bronzo dorato, il Miliarium Aureum, con i nomi delle principali città dell’impero e le distanze da Roma. Ancora oggi è visibile la base del monumento che costituiva il punto di partenza delle vie consolari. Il primo tratto della via Flaminia giunge sino al Ponte Milvio, ad Ponte Iulii, e riporta il numerale III, a 3 miglia dal Foro Romano (pari a 4,4 km), che corrispondono all’effettiva distanza. Subito dopo la strada inizia a dividersi e, presso la località Ad Sextum, ovvero dopo sei miglia dal Foro (4,4 km da Ponte Milvio a La Storta), compare il nome della via Clodia.
Careias, al miglio VIIII (pari al km 13,3), è la tappa successiva. La località è stata individuata nelle rovine di Galeria, poste sul rilievo a quota 131 sulla riva sinistra del fosso Arrone, circa 1 km a ovest di S. Maria di Galeria. Questa identificazione fa sorgere un problema in quanto la distanza delle rovine da La Storta è di circa 9 km; inoltre, evidenti tracce di pavimentazione basolata emergono molto piú a nord, sulla Riva della Casaccia, posta a circa 12 km dall’inizio della via Clodia. Dopo altri 2 km verso il lago di Bracciano si incontra il toponimo Cancelli Galera e, poco oltre, in località Le Crocicchie, agli inizi del secolo scorso, Thomas Ashby aveva individuato e fotografato un lungo tratto di selciato a poliedri.
Il percorso prosegue con la rappresentazione di un edificio che indica una struttura termale, o un centro di una certa importanza, seguito dal numerale VIII. Dalla costruzione si dipartono due vie: la superiore porta a Sutrio XII, quella inferiore Ad Novas VIIII. Possiamo collocarla, in base alla distanza di 26,5 km da La Storta, poco prima del lago di Bracciano. Nei pressi di Anguillara Sabazia, alle fonti dell’Acqua Claudia fu scavato il vasto complesso di una villa romana risalente al I secolo a.C. che utilizzava le sorgenti termali attive ancor oggi. Vi sono quindi le premesse per identificarla con il simbolo dell’impianto termale posto al bivio fra i due percorsi che lambiscono da nord e da sud il lago di Bracciano.
Ma ecco, qui di seguito, l’elenco delle località che potrebbero essere riferite alla via Clodia, anche sulla base delle testimonianze archeologiche a oggi individuate.
Ad Novas VIIII, e, poco oltre, Foro Clodo co. Sabate. L’approccio geografico all’interpretazione di questa cartografia antica evidenzia come la distanza indicata, 11,8 km, corrisponda a quella che separa la collina di S. Liberato, l’antico Forum Clodii poco a nord di Bracciano, dalle terme dell’Acqua Claudia. Non è ben chiaro il significato della sigla co, che nella Tabula collega anche altre località, tuttavia l’ipotesi piú convincente la ritiene elemento di collegamento fra due ubicazioni molto vicine.
Blera XXII. Da Forum Clodii, si raggiunge Oriolo Romano; proseguendo verso nord, sulla strada interpoderale fra il fosso di Fontegrillo e l’altura del Poggiaccio emergono alcuni basoli oramai dissestati. A Barbarano Romano, lungo il sentiero naturalistico della Macchia della Banditella, si incontrano continue teorie di poliedri, ove la strada è fiancheggiata da un monumento funerario oramai ridotto al solo nucleo. Superato il fosso Petrola attraverso il distrutto ponte Piro, Blera è raggiunta dopo circa 30 km, come indicato dalla Tabula.
Marta VIIII. La distanza indicata di 13,3 km non è sufficiente per raggiungere il fiume Marta, ma adeguata alla località di Norchia, nei pressi della quale si può collocare la tappa della Tabula.
Tuscania. Questo tratto non riporta alcuna indicazione per le distanze, tuttavia prima e dopo il paese di Tuscania sono ben evidenti i resti di pavimentazione stradale.
Materno XII. L’antica località di Maternum non è stata individuata con certezza; la distanza ricavabile dalla Tabula, 17,8 km dopo Tuscania e 26,6 da Saturnia, suggerisce di collocarla ai margini meridionali della Selva del Lamone, fra Ponte San Pietro, Farnese e Ischia di Castro.
Saturnia XVIII. Probabilmente il percorso toccava Pitigliano e Sovana, per poi salire al colle di Saturnia su antico basolato ed entrare in paese attraverso la Porta Romana.
Succosa VIII. A questo punto il percorso perde ogni logica: è indicato il collegamento con la costiera Aurelia a sud del Monte Argentario, presso Ansedonia (l’antica Cosa), con un tratto di soli 12 km, pari a un terzo della distanza effettiva, che implicherebbe una brusca deviazione a gomito e l’impervio superamento di una successione di rilievi. In mancanza di altri indizi possiamo attribuire questa incongruità a un errore del copista medievale e seguire l’ipotesi della prosecuzione verso Montorgiali, ove è ancora visibile l’antico manufatto che la tradizione chiama Ponte Romano, per giungere poi sino a Roselle.
Oltre alla Tabula Peutingeriana, un altro documento può essere utilizzato per ricostruire il tracciato della via Clodia: è l’Itinerarium Antonini, un elenco dei collegamenti fra varie località dell’impero romano giunto a noi attraverso la trascrizione in codici medievali, nei quali compare il nome con il quale è oggi designato; risale a un originale databile tra la fine del III e la metà del IV secolo d.C. È suddiviso in due sezioni: la prima, Itinerarium Provinciarum, elenca 256 percorsi terrestri; la seconda, Itinerarium Marittimum, riporta le principali rotte navali del Mediterraneo. La compilazione non indica le vie, ma le tappe e le miglia che le separano.
Un percorso definisce via Clodia il tragitto da Lucca a Roma, attraverso Firenze, Arezzo, Chiusi, Orvieto, Sutri. Questa attestazione, problematica – in quanto presenta un itinerario alternativo coincidente da Chiusi a Roma con quello della via Cassia –, non trova conferma in nessun’altra fonte. Potrebbe riferirsi a una denominazione della Clodia non tramandata da altri documenti, o a un errore di chi ha trascritto le tappe ricopiandole dalla carta geografica originaria, indotto dalla sovrapposizione fra le due vie nel primo tratto in uscita da Roma.
Diversa è l’opinione di Nevio Degrassi, il quale ritiene che proprio questa sia la via Clodia. La tesi è supportata dalla constatazione che, nelle epigrafi dei curatores imperiali, la via Clodia precede sempre tutte le altre, perché considerata piú importante della Cassia, Annia, Cimina, Amerina e Traiana; la via Clodia, o Claudia, che giungeva a Forum Clodii e Tuscania era solo di secondaria importanza. Senza dubbio la gerarchia viaria cosí interpretata è argomento suggestivo per spiegare le cariche conferite ai curatores, che altrimenti non troverebbero giustificazione dalla supervisione di una direttrice viaria interna, attraverso territori che in età medio-imperiale avevano perso importanza strategica, economica e demografica.
Autore: Pierluigi Banchig
Fonte: Archeo n° 358 Dicembre 2014
Vedi anche percorso della SFA nel 2008: LA VIA CLODIA
Vedi anche in Carlo Villa, Clodia: la strada della "Dolce vita" in Roma. Le vie consolari. ERI Edizioni Rai, Torino 1984.
Vedi anche in Marta Giacomelli, Via Clodia, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato, Libreria dello Stato, Roma 1991

Via Emilia - Altinate
La più antica notizia di una strada verso Aquileia (convenzionalmente detta Emilia-Altinate) ci è data da Strabone, che attesta la realizzazione ad opera di Marco (Emilio) Lepido, nell'anno 187 a.C., sei anni prima della fondazione di Aquileia, di un prolungamento della via Aemilia da Bononia ad Aquileia "alla base delle Alpi, aggirando le paludi".
Se si vuol dare credito a Strabone, anche alla luce della sempre più probabile presenza di un emporio paleoveneto nel sito della futura colonia, sarebbe davvero interessante supporre un preciso interesse romano al controllo della costa alto adriatica e dei rami terminali della "via dell'ambra" e, soprattutto, della via del ferro dal Noricum, a comune difesa degli interessi commerciali dei Veneti e dei Romani.
Luciano Bosio sulla base di una complessiva rilettura del passo straboniano e del passo di Livio, in cui è documentato l'invio nel 174 a.C. del console M. Aemilius a sedare una controversia sorta tra Patavini, posticipa di 12 anni la costruzione collocandola al 175 a.C. e attribuendola a L. Aemilius Lepidus, il costruttore della più nota via Aemilia, a conclusione di un progetto mirante alla rotabilità della pianura padana nel suo settore centrale e orientale.
(Fabio Prenc, Catasti romani e viabilità della bassa friulana, in Cultura in Friuli II, Società Filologica Friulana, Udine 2015).

Via delle Gallie
Dopo la riforma di Diocleziano (284-305 d.C.) la rete viaria dell'Italia settentrionale accrebbe grandemente il suo ruolo di collegamento all'interno dell'impero e la "via delle Gallie" acquistò un'importanza primaria per la difesa dei confini occidentali, consentendo sicuri e rapidi spostamenti degli eserciti e di tutto l'apparato della corte imperiale, che aveva le proprie sedi a Milano ed Aquileia. Fu quindi oggetto di ripetute manutenzioni, attestate dai cippi miliari.

Via Latina
Il Parco Archeologico della via Latina a Roma
La via Latina, oggi Casilina, nei tempi antichi importante arteria di scorrimento in alternativa all'Appia, si dirigeva verso il Mezzogiorno attraverso i versanti dei monti Lepini, Ausoni, Aurunci e le valli del Sacco e del Liri...
in Carlo Villa, Latina: un'alternativa all'Appia, per Capua in Roma. Le vie consolari. ERI Edizioni Rai, Torino 1984.

Via Popilia o via Annia
Venne costruita intorno al 132 a.C. e metteva in comunicazione l'entroterra vesuviano, partendo da Capua (dipartendosi dall'Appia), fino all'attuale Reggio Calabria (Civitas fopederata Regium).
La strada è la vera arteria viaria interna al territorio vesuviano e si poneva in alternativa a quella costiera; transitvaca per Suessula, nei pressi dell'attuale Acerra. Da Capua a Benevento passava per Calatie, Ad Novas e Caudio (la principale città dei Sanniti Caudini).
Vedi: Aniello Langella, La-terra-vesuviana-e-la-Tabula-Peutingeriana

Via Traiana
La Via_Traiana, di Ilaria Oriente

 

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